Fibromialgia: quando il dolore inizia nel piatto
La fribromialgia (FM) è una sindrome, caratterizzata da dolore diffuso cronico e punti dolorabili alla palpazione (tender points), oltre a diversi sintomi non-specifici associati, come affaticamento, disturbi del sonno, mal di testa, sindrome dell’intestino irritabile e disturbi dell’umore, depressione, ansietà, e deterioramento cognitivo. I pazienti affetti da FMS provano affaticamento persistente, disturbi cognitivi o della memoria, disturbi dell’umore, problemi gastrointestinali e frequentemente disturbi del sonno.
Il termine fibromialgia deriva dal latino “fibro” (tessuto connettivo) e dal greco “mio (muscolo) unito ad “algia” (dolore). Sebbene i primi riferimenti alla sindrome fibromialgica risalgano ai tempi di Ippocrate (400 a.C.), la fibromialgia è stata riconosciuta come patologia reumatica dall’American College of Rheumatology (ACR) solo nel 1990.
Molte persone che soffrono di fibromialgia non ricevono un trattamento efficace. Non hanno una buona qualità di vita e non possono mantenere una normale attività quotidiana.
Le persone che ne sono affette vivono una condizione davvero invalidante, perché la FM ha un enorme impatto sulla qualità della loro vita. Si sperimenta una ridotta funzionalità o capacità di svolgere le più basilari attività della vita quotidiana; ogni cosa diventa più difficile, più lunga da svolgere o semplicemente impossibile.
QUALI SONO I FATTORI SCATENANTI DELLA FIBROMIALGIA?
Perché, come tutte le malattie scoperte in epoca recente, una volta era praticamente sconosciuta?
Dopo l’osteoartrite e l’artrite reumatoide, la fibromialgia oggigiorno è la seconda causa più comune di visita dal reumatologo, e colpisce approssimativamente il 2-3% della popolazione, con numeri sempre più in crescita, di cui il 90% sono pazienti donne.
La sua patogenesi è incerta, ma tra i vari meccanismi che la innescano, la sensibilizzazione del sistema nervoso centrale, gioca un ruolo fondamentale. In particolare, il SNC è considerato la base della percezione del dolore crescente e della disfunzione del sistema nervoso autonomo.
Inoltre, molti studi rivelano alti livelli di stress ossidativo e ridotta funzionalità antiossidante dell’organismo, dimostrate dai bassi livelli di alcuni nutrienti come magnesio e selenio.
Questo ha fatto sì che l’incremento di radicali liberi fosse considerato un grande contributo allo sviluppo della fibromialgia.
SVILUPPO DELLA MALATTIA
Negli anni ’70 la sindrome fibromialgica (FM) ha iniziato ad essere una patologia molto più rilevante e ad essere identificata come una sindrome distinta, diversa dalle altre malattie reumatiche.
Tuttavia l’OMS e tutte le organizzazioni mediche internazionali non l’hanno riconosciuta come malattia fino al 1992. Oggi è classificata come una malattia reumatica con un’eziologia sconosciuta e senza un trattamento medico efficace.
OSSIDAZIONE E INFIAMMAZIONE CRONICA DI BASSO GRADO
Come prima ipotesi sulla nascita del meccanismo che innesca questa malattia, è quella dello stress ossidativo. E noi non stentiamo a crederci. Per esempio, è stato osservato che alcuni pazienti con FM avevano livelli più bassi di alcuni nutrienti antiossidanti come il magnesio e il selenio.
La capacità antiossidante dell’organismo viene ridotta e qui si fa strada l’infiammazione di basso grado, che porta il corpo ad un elevato livello di acidificazione.
Grande importanza riveste il ruolo dei mitocondri, questi organelli cellulari che sostengono la nostra vita e la cui salute ha un ruolo fondamentale in alcune malattie e nell’invecchiamento.
Infatti, in molte malattie come la FM, i radicali liberi si accumulano proprio nei mitocondri e sottraggono elettroni alle molecole vicine, creando un danno al DNA mitocondriale.
Più del 90% dell’energia cellulare viene prodotta nei mitocondri, attraverso il ciclo di Krebs.
Nel ciclo di Krebs sono coinvolti cisteina, ferro, niacina, magnesio, manganese, tiamina, riboflavina, acido pantotenico, acido lipoico e L-carnitina.
Inoltre, sono molto importanti il coenzima Q10, le flavine, il rame e il ferro. Il corretto funzionamento delle reazioni cellulari dipende dalla presenza di quantità sufficienti di questi nutrienti.
I mitocondri possono perdere funzionalità quando i loro componenti sono danneggiati, e questo potrebbe portare a un processo di feed-back che causa ulteriori lesioni.
I radicali liberi danneggiando i mitocondri, determinano la riduzione delle specie ad azione anti-ossidante (come il glutatione). L’elevato stress-ossidativo crea un circolo vizioso di infiammazione perpetua con aggravamento e mantenimento dei sintomi di fatica e dolore.
Nella lotta contro lo stress ossidativo, vi è una reazione del sistema immunitario che a sua volta produce citochine infiammatorie.
Se il sistema immunitario deve far fronte a stimoli esterni pro-infiammatori per molto tempo, il suo iper lavoro, può aumentare sensibilmente lo stato infiammatorio, creando quella che viene definita “infiammazione cronica di basso grado”.
L’infiammazione cronica di basso grado o inflammaging, è una delle principali cause della fragilità, della comparsa di patologie e dei deterioramenti associati all’invecchiamento.
A scatenarla sono soprattutto fattori endogeni (come la presenza di detriti cellulari o di proteine ossidate) che attivano il sistema immunitario in modo cronico. Anche l’eccesso di nutrienti e la superalimentazione possono dare il loro contributo, scatenando un tipo specifico di infiammazione cronica associato a disturbi metabolici come l’obesità.
L’obesità e il sovrappeso, sono molto presenti tra le persone affette da FM e correlati alla sua gravità, peggiorando la qualità della vita in termini di maggiore dolore, fatica, peggioramento della qualità del sonno e maggiore incidenza di disturbi dell’umore.
Il controllo del peso è quindi uno strumento efficace per migliorare i sintomi.
COME SI FA A SCOPRIRE LA FIBROMIALGIA?
La diagnosi è esclusivamente clinica, in quanto non ci sono esami strumentali o diagnostici specifici. La diagnosi di FM in genere viene effettuata quando una persona riferisce una storia di dolore diffuso da oltre 3 mesi.
CAUSE E FATTORI DI RISCHIO
Sebbene ad oggi lo sviluppo della fibromialgia non sia chiaro, è quantomeno chiaro che tra i fattori coinvolti nella patologia vi sono:
- Anomalie del sistema nervoso autonomo (disturbi nel metabolismo e neurotrasmissione serotonina= sensibilità centrale)
- Malnutrizione proteica
- Deficit di vitamine e micronutrienti
- Stress ossidativo
- Intolleranza agli zuccheri a corta catena (fruttosio, saccarosio)
- Alterazione dell’asse intestino-cervello
- Fattori genetici (familiarità, predisposizione genetica, mutazione gene COMT=convolto nella sensibilità al dolore)
- Variabili psicologiche (stress, traumi, depressione)
- Fattori ambientali (obesità, parto, operazioni chirurgiche,ecc.)
AMINOACIDI, SEROTONINA E BUONUMORE
Diverse evidenze scientifiche mostrano come una dieta sbilanciata sembra contribuire all’esacerbazione della sintomatologia dolorosa nella fibromialgia.
Nei pazienti affetti da FM ci sono spesso carenze nutrizionali, caratterizzati spesso da bassi livelli di alcuni aminoacidi come valina, leucina, isoleucina, arginina, e del triptofano (percursore della serotonina e della melanina).
L’enzima che controlla l’ingresso del triptofano nel corpo è influenzato dagli estrogeni (ormoni femminili). Questo spiegherebbe il motivo per cui la fibromialgia è una patologia maggiormente femminile.
La carenza di triptofano, oltre a determinare bassi livelli di serotonina e quindi una minore tollerabilità al dolore, determina un’alterazione della barriera intestinale. Il triptofano, infatti, è essenziale per la rigenerazione della mucosa intestinale e la protezione verso agenti potenzialmente patogeni.
Un deficit di triptofano predispone a patologie intestinali infiammatorie come la sindrome del colon irritabile o IBS, riscontrata in chi è affetto da fibromialgia.
Un’altra condizione piuttosto frequente è l’intolleranza verso gli zuccheri a corta catena come fruttosio, saccarosio, lattosio, ecc.
La presenza nell’intestino di queste molecole non assorbite, oltre a dare fastidiosi sintomi intestinali, impedisce il normale assorbimento del triptofano, limitando quindi, ancora una volta la sua disponibilità per la sintesi della serotonina (l’ormone del buonumore).
La presenza di fruttosio non assorbito è inoltre responsabile del deterioramento del microbiota intestinale e del minore assorbimento di alcuni minerali. Nei pazienti con FM si riscontrano infatti spesso bassi livelli di molti micronutrienti come magnesio, zinco, calcio, selenio, vitamina B6, vitamina C e acido folico. Alcuni di questi sono importanti co-fattori di enzimi coinvolti nella sintesi della serotonina.
CORREGGERE L’OSSIDAZIONE E I DEFICIT NUTRIZIONALI
Negli ultimi anni la teoria che lo stress ossidativo sia sempre più implicato nella patologia fibromialgica ha preso sempre più peso. I radicali superossidati inducono un’alterazione della percezione del dolore da parte del sistema nervoso centrale. E’ stato dimostrato da molti successivi studi che l’elevato stress ossidativo sia correllato con la nascita e lo sviluppo della fibromialgia. Addirittura è stato dimostrato che lo stress ossidativo si ripercuote sul DNA, e che la funzione mitocondriale si riduce, così come la produzione di ATP (importantissima molecola per la produzione di energia) nei muscoli e nelle cellule nervose, e questo aumenta l’espandersi del dolore cronico nei pazienti affetti da FM.
FERRITINA E FERRO
Nelle persone affette da FM è evidenziato un basso livello di ferro e ferritina, importante cofattore enzimatico coinvolto nella sintesi della serotonina e dopamina.
Dove viene assorbito il ferro? Nel duodeno, la parte anteriore dell’intestino tenue.
E dove si produce la serotonina? Nel sistema nervoso centrale e nel tratto gastro-intestinale.
Si deduce quindi come la salute dell’intestino sia un punto cardine per la risoluzione della fibromialgia.
OLIGOELEMENTI
Alcuni elementi in traccia, come lo zinco e il magnesio, sono essenziali per sostenere l’equilibrio cellulare e favorire la produzione di ATP. La carenza di questi minerali incrementa la sensibilizzazione al dolore, e la fatica nelle persone affette da Fm.
La concentrazione di calcio, magnesio, ferro e manganese nelle donne affette da FM sono notevolmente ridotti.
E’ stato ipotizzato da alcuni studi che la presenza di disturbi alla tiroide che portano a deficienza di iodio, possa essere concomitante alla presenza di FM.
Anche qui, l’assorbimento dello zinco, del magnesio e del calcio, avviene nel corpo attraverso l’intestino. Se l’intestino è in disbiosi, non può esserci un corretto assorbimento.
L’IMPORTANZA DI COSA SI MANGIA
La nutrizione è certamente uno strumento promettente per chi soffre di fribromialgia. Le terapie farmacologiche sono insufficienti per trattare il dolore dei pazienti fibromialgici e sicuramente, la giusta nutrizione è diventata il più importante complemento in qualsiasi approccio terapeutico per il controllo dei sintomi.
La correlazione tra nutrizione e salute è ormai conosciuta e numerosi studi hanno ormai dimostrato l’importanza di specifici modelli dietetici per il benessere di tutti.
Una ricerca di Medline effettuata tra il 2000 e il 2014 ha identificato in questi termini, le parole chiave per capire e risolvere i disturbi della FM:
nutrizione, dieta, modelli dietetici, assunzione di cibo, intolleranze o allergie alimentari, deficienze nutrizionali, integrazione, antiossidanti, obesità, gluten sensitivity, disordini alimentari.
FIBROMIALGIA E ALIMENTAZIONE
La composizione e le alterazioni della flora batterica intestinale sono fattori che contribuiscono a molte malattie infiammatorie e degenerative croniche, poiché la flora agisce come un’importante barriera di protezione immunologica. La maggior parte delle persone affette da FM, lamentano sintomi gastrointestinali come:
- dolore addominale
- gonfiore
- diarrea o costipazione
e questi sono sintomi chiari di IBS ( sindrome da intestino irritabile) Essendo chiaro come la salute dell’intestino giochi un ruolo primario nella risoluzione della fibromialgia, il primo passo da fare è quindi ripistinare la salute della mucosa e dei villi, permettendo di nuovo l’assorbimento e la biodisponibilità di importantissime sostanze, come il triptofano.
Per fare questo è necessario:
- risolvere l’iper proliferazione di batteri patogeni
- ridurre le fermentazioni che causano gas intestinali
- ripristinare la salute della flora batterica simbionte
- Annullare l’infiammazione di basso grado
- Eliminare l’acidosi dell’organismo
- Permettere il rispristino dell’assorbimento dei nutrienti da parte dell’intestino
L’azione da intraprendere, è agire tempestivamente sulla correzione della dieta.
Numerosi studi hanno già dimostrato come una dieta a basso contenuto di FODMAP (Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides and Polyols) determini un netto miglioramento dei sintomi gastrointestinali e muscolo-scheletrici in ben l’82% delle persone affette da fibromialgia.
In pratica, è molto importante evitare l’assunzione di:
- Lattosio (si consiglia di preferire alternative vegetali: latte di cocco, di mandorle)
- Fruttosio (eliminare frutta molto zuccherina ed evitare prodotti industriali contenenti sciroppo di fruttosio o mais)
- Fruttani (ridurre la segale, il grano, la cipolla e sostituirli con riso rosso o nero)
- Galattani (ridurre al minimo il consumo di legumi e preferire proteine di origine animale come le uova, il pesce, la carne)
- Polioli (ridurre il consumo di ciliegie, prugne e sostituirli con kiwi, pompelmo, fragole, limone, lime).
Inoltre, è molto importante eliminare alcuni alimenti dalla dieta dei pazienti con FM, per esempio le eccitotossine. La sensibilità al glutine non celiaca è sempre più riconosciuta come una condizione frequente con manifestazioni simili che si sovrappongono a quelle della FM. L’eliminazione del glutine dalla dieta dei pazienti con fibromialgia, sta diventando sempre di più un potenziale intervento per il miglioramento.
Un altro obiettivo della dieta dovrebbe essere quello di preferire cibi ricchi di vitamine e minerali ad azione antiossidante. Proprio perchè chi soffre di fibromialgia produce una quantità di radicali liberi pari a 3 volte quella prodotta dai controlli su persone sane.
Inoltre, si dovrebbero evitare anche tutti quegli alimenti contenti eccito-tossine, ovvero sostanze contenute nella maggior parte degli alimenti industriali di cui ormai la nostra dieta occidentale è ricca, che possono interferire nella percezione del dolore, esacerbando i sintomi.
Le eccito-tossine sono in genere aminoacidi che reagiscono con i recettori neurali in modo tale da provocare la distruzione di alcuni tipi di cellule cerebrali.
Tra le eccito-tossine si annoverano alcune sostanze aggiunte in molti alimenti commerciali, come il glutammato monosodico, l’aspartato e l’aspartame.
Diversi studi hanno dimostrato un legame diretto tra glutammato e dolore cronico.
ELIMINARE IL GLUTINE
Il glutine ha un’enorme responsabilità nell’insorgere di vari sintomi. E’ responsabile dell’infiammazione cronica, della disbiosi intestinale, dell’impoverimento di minerali e del malassorbimento, che sono alla base delle malattie degenerative e autoimmuni.
Le persone che soffrono di fibromialgia soffrono di celiachia o forte gluten-sensitivity. Eliminare il glutine dalla loro dieta, è il primo passo da fare, poiché la sensibilità al glutine è stata ipotizzata come concausa dell’insorgere della fibromialgia.
L’assenza di fibromialgia in Cina è una questione molto interessante, da cosa può essere spiegata? Da differenze genetiche, socio-culturali, o forse basandosi sulla loro alimentazione? Non è forse vero che la tradizione dietetica in Cina si basa principalmente su prodotti di origine animale, verdure, grassi e come unica fonte di carboidrati raffinati c’è il riso?
Potrebbe valere la pena approfondire e studiare le abitudini di quelle popolazioni che nella loro generalità, non sono affetti da una determinata patologia, e confrontare i gradienti con quelli del mondo occidentale, il che potrebbe fornire importanti intuizioni su ciò che causa questa malattia
e aiutarci a capire gli errori che stiamo facendo nella nostra società e nella nostra parte del mondo.
TRIGLICERIDI ED LDL OSSIDATE
In molti studi è stato evidenziato come alti livelli di trigliceridi e piccole particelle di colesterolo LDL ossidate, siano alti in pazienti fibromialgici.
Abbiamo già visto come questi valori siano molto legati all’assunzione di zuccheri e farine raffinate.Questi alimenti richiedono una costante produzione di insulina, che induce insulino-resistenza, e porta al rischio di sviluppare diabete di tipo 2, che viene riscontrato in molti pazienti con fibromialgia. Ridurre quindi questi alimenti dannosi, porta a un notevole miglioramento dei sintomi, in alcuni casi alla loro remissione.
LE STRATEGIE ALIMENTARI
In sintesi, quali sono le azioni strategiche efficaci per riportare il corpo ad uno stato di maggiore equilibrio?
- Eliminare zuccheri, farine, caffè, alcolici
- Introdurre grassi sani (dai 5 ai 7 cucchiaini al giorno) per aiutare a bilanciare gli ormoni, ridurre il dolore, migliorare memoria e funzioni celebrali, per far assorbire meglio i minerali, migliorare le funzioni del metabolismo, calmare il sistema nervoso, ridurre l’infiammazione, idratare le ossa, le articolazioni e i muscoli, ridurre il dolore articolare, bilanciare gli ormoni
- Assumere alimenti ricchi di triptofano (pesce selvatico, uova, polli e tacchini ruspanti, crostacei, spinaci, latticini solo da mucche allevate grass-fed, noci, semi di sesamo, quinoa, amaranto)
- Consumare alimenti ricchi di magnesio (verdure a foglia verde, avocado, mandorle, semi di zucca, cacao amaro)
MOVIMENTO, ATTIVITA’ FISICA, MEDITAZIONE
Le persone affette da fibromialgia iniziano pian piano a muoversi sempre meno, fino a ridurre totalmente l’attività motoria. Questo è assolutamente deleterio e da evitare.
Anche se fare sport è l’ultimo pensiero, specialmente nelle fasi acute del dolore, è bene sempre ricordare quanto invece proprio il movimento riduca l’infiammazione e la rigidità, che predispongono ad aggravamenti del sistema locomotorio.
Ci sono prove dimostrate di grande efficacia, su come alcune attività di attivazione della circolazione sanguigna e dell’ossigenazione, abbiano un effetto estremamente positivo contro la malattia, alleviano il dolore, riducono ansia e depressione:
- Praticare attività fisica regolare e costante
- Tecniche di rilassamento
- Allenamento della forza
- Agopuntura
- Terapia del massaggio
LA SUPPLEMENTAZIONE GIUSTA
Gli integratori utili nel contrastare l’avanzare della fibromialgia, e le sostanze di cui un malato di fibromialgia ha bisogno, sono le seguenti:
GINGKO BILOBA
ALGA CHLORELLA (grande contenuto di clorofilla, beta carotene, aminoacidi, enzimi)
CONCLUSIONE:
Anche se non vi è una cura medica specifica nel trattamento della fibromialgia, cambiare lo stile di vita e avere una giusta alimentazione , è ormai un approccio riconosciuto efficace anche da medici e ricercatori.
Una migliore qualità della vita che si raggiunge attraverso il miglioramento della salute intestinale, la riduzione dell’inflammaging (infiammazione di basso grado), il miglioramento della qualità del sonno, la riduzione del dolore, è un obiettivo dovuto e raggiungibile.
Nei programmi Energydetox diamo molta importanza alla dieta sana, ad uno stile di vita corretto, e ad un’integrazione di qualità. Così anche all’equilibrio psicofisico e al raggiungimento di una serenità interiore.
Queste sono strategie vincenti per affrontare la maggior parte dei disturbi legati alla vita moderna.
NB: le informazioni in questa pagina hanno esclusivamente scopo informativo e non sostituiscono il parere del medico.
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