Stress e zucchero: i colpevoli di ritenzione idrica e problemi renali
Spesso ci si preoccupa del sale per indicare un problema ai reni o prevenire problemi renali. Nessuno parla dello zucchero, l’indiziato numero uno dei danni a livello renale.
O dello stress, che è collegato all’aumento di zuccheri, e in un circolo vizioso ne è la causa e allo stesso tempo l’effetto. Lo stress aumenta il richiamo di zuccheri, gli zuccheri producono infiammazione e glicazione aumentando lo stress. E tutto questo danneggia i reni.
I problemi renali rappresentano l’esito finale di un intricato intreccio di fattori legati a una dieta ricca di zuccheri e uno stile di vita poco salutare. Attraverso un’esplorazione dettagliata dei meccanismi che collegano lo zucchero all’aumento della pressione sanguigna, all’accumulo di peso, alla resistenza insulinica, all’infiammazione e alla glicazione avanzata, diventa chiaro come il consumo eccessivo di zuccheri può contribuire al deterioramento della salute renale.
In un’epoca in cui il consumo di zuccheri è diffusissimo e spesso sottovalutato, è invece importante capire i meccanismi attraverso i quali questa sostanza può influenzare negativamente la salute renale, analizzando in profondità il legame tra lo zucchero, i reni e il rilascio di ormoni dello stress.
VUOI SAPERE COME STANNO DAVVERO LE COSE?
Spesso quando dico che è lo zucchero, e non il sale, il colpevole di problemi ai reni e ritenzione idrica, le reazioni sono di totale sorpresa. Oppure che gli zuccheri siano colpevoli di pressione alta o trigliceridi, è la stessa cosa.
Ad esempio, l’aumento di stress, che innesca la produzione di ormoni come l’adrenalina e il cortisolo, è una delle cause principali di affaticamento renale e di disturbi ai reni di vario genere, persino a livello energetico.
Il meccanismo è articolato e si ramifica in varie direzioni, così come si auto-alimenta, in un circolo poco virtuoso che vede lo zucchero come innesco di un loop catastrofico che vede un iniziale innalzamento della glicemia e rilascio di insulina.
Poi subito a ruota, intervengono adrenalina e cortisolo perchè il corpo percepisce che sta arrivando lo stress e stimola il fegato a produrre e rilasciare glucosio nel sangue, inibendo l’azione dell’insulina che vorrebbe liberare il sangue dallo zucchero.
Con la presenza di insulina le cellule non liberano i grassi per la produzione di energia e l’eccesso di insulina in circolo fa aumentare la ritenzione di sodio nei reni, perché va a sballare l’asse renina-angiotensina-aldosterone. In questo modo l’acqua rimane nel corpo con tutto il sodio e il carico di scorie.
Insomma un bel caos! Che provo a spiegare dettagliatamente in questo articolo, con lo scopo di far percepire a chi legge l’importanza del cambiamento di alcuni stili di vita tossici, o il consumo di zuccheri raffinati, e la scarsa considerazione che molto spesso si ha che l’impatto dello stress prolungato può avere sul nostro corpo e soprattutto sui nostri reni.
COS’È LA RESISTENZA INSULINICA
La resistenza all’insulina è una condizione in cui le cellule del corpo diventano meno sensibili all’azione dell’insulina, un ormone prodotto dal pancreas. L’insulina svolge un ruolo fondamentale nel regolare il livello di zucchero (glucosio) nel sangue e nel facilitare l’assorbimento delle cellule del corpo.
Quando le cellule diventano resistenti all’insulina, non rispondono efficacemente agli stimoli insulinici, causando un aumento dei livelli di glucosio nel sangue. Questa condizione può portare a una serie di problemi metabolici e può essere un fattore di rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2.
Il problema è che si può essere resistenti all’insulina anche dieci anni senza avere effetti direttamente riconducibili ad essa, a meno che non si effettuino degli esami per capire se c’è. La resistenza insulinica, infatti, richiede molto tempo per svilupparsi e di solito non presenta alcun segno o sintomo nelle fasi iniziali. Non si sa di averla finché non si viene controllati dal medico.
Spiegato in parole semplici, ecco cosa accade quando diventi resistente all’insulina
Immagina che il tuo corpo sia come una casa e l’insulina sia una chiave magica che apre la porta per far entrare lo zucchero nelle stanze, che sono le cellule, attraverso il flusso sanguigno, che è il corridoio, dove passa il rifornimento per le cellule della casa.
Quando mangi, il tuo pancreas attiva una chiave magica chiamata insulina, che ha il compito di aprire le porte delle cellule in modo che lo zucchero possa entrare ed essere utilizzato per produrre energia.
Ma può capitare che, se mangi troppi zuccheri, questo meccanismo si inceppi.
Se gli zuccheri che introduci sono in eccesso rispetto a ciò di cui la casa ha bisogno, le porte delle cellule non si aprono perché dentro ce n’è già troppo. La chiave magica (l’insulina) deve lavorare di più per cercare di far entrare lo zucchero, ma le cellule non ne vogliono più sapere, si impigriscono e non lasciano entrare più niente.
In questo processo, il corpo può quindi diventare “resistente” all’insulina, il che significa che le porte delle cellule non rispondono più alla sua azione.
Quando le porte delle cellule diventano resistenti, lo zucchero rimane fuori e si accumula nel sangue, cioè rimane nel corridoio. Questo porta a livelli elevati di zuccheri nel sangue, che possono causare problemi di salute a lungo termine, come il diabete di tipo 2 e danni ai reni.
Come la resistenza insulinica impatta sui reni
Ogni rene è costituito da milioni di piccoli filtri chiamati nefroni. Nel corso del tempo, l’elevata glicemia dovuta ad una resistenza insulinica, che poi può sfociare in diabete, può danneggiare i vasi sanguigni dei reni e i nefroni, che non funzionano più come dovrebbero. Molte persone con diabete sviluppano anche la pressione alta, che può ulteriormente danneggiare i reni.
Quando il livello di zucchero nel sangue supera i 180 mg/dl, i reni iniziano a riversare lo zucchero nelle urine. Più alta è la glicemia, più zucchero esce nelle urine.
Un esame del sangue comunemente utilizzato per rilevare il diabete e monitorare i livelli di zucchero nel sangue nel tempo riguarda la proteina emoglobina A1C (HgbA1C) o emoglobina glicata. Più la glicemia aumenta, più lo zucchero si lega a questa proteina.
La determinazione dei livelli di emoglobina A1C aiuta a fornire una stima del livello medio di zucchero nel sangue negli ultimi 3 mesi e fornisce un’indicazione dell’entità dei danni che lo zucchero può causare nell’organismo, compresi i reni.
Un HgbA1C normale, secondo i parametri, è inferiore al 6% per una persona sana, ma lì siamo ancora in una soglia di guardia.
L’ideale è che sia sotto il 5, meglio ancora sotto il 4,5%.
Un eccesso incontrollato di zuccheri può danneggiare i vasi sanguigni del rene e i filtri renali.
A questo punto i reni non possono più svolgere efficacemente il loro lavoro. Quando i vasi sanguigni dei reni sono danneggiati, i reni non sono in grado di pulire il sangue in modo corretto, con il risultato di trattenere più acqua e sale e di accumulare materiali di scarto nel sangue.
COME PUÒ LO ZUCCHERO DANNEGGIARE I RENI?
Lo zucchero in eccesso nel corpo può influenzare negativamente la salute renale attraverso diversi meccanismi, e alcuni li abbiamo visti. Ma voglio fare un discorso “circolare” per farti capire meglio le correlazioni.
Aumento della pressione sanguigna: l’alto consumo di zuccheri, in particolare di zuccheri aggiunti e carboidrati raffinati, contribuisce all’ ipertensione.
Riconosciuta come uno dei principali fattori di rischio per le malattie renali.
Aumento del peso corporeo: tanti zuccheri fanno aumentare di peso e fanno accumulare grasso viscerale, che può aumentare il rischio di sviluppare obesità.
L’obesità è un fattore di rischio per le malattie renali.
Resistenza all’insulina: il consumo eccessivo di zuccheri porta a resistenza insulinica, le cellule del corpo rispondono meno efficacemente all’insulina.
La resistenza all’insulina è associata a problemi metabolici che influenzano negativamente i reni.
Infiammazione: Una dieta ricca di zuccheri causa infiammazione cronica nel corpo. L’infiammazione può contribuire a danneggiare i reni e aumentare il rischio di malattie renali.
Glicazione avanzata: l’alto consumo di zuccheri fa sì che le proteine che assumiamo si leghino agli zuccheri, attivando il processo di glicazione avanzata, processo attraverso cui gli zuccheri si legano in modo alle proteine, ai lipidi o ad altri composti.
Questo processo può portare alla formazione di molecole chiamate prodotti della glicazione avanzata (AGEs, Advanced Glycation End-products), e può contribuire al danno renale e ad altri problemi legati al diabete.
ADRENALINA E CORTISOLO: GLI ORMONI ANTISTRESS E IL RUOLO DEI RENI
L’adrenalina e il cortisolo sono due importanti ormoni prodotti dalle ghiandole surrenali, che sono situate sopra ciascun rene. Queste ghiandole sono fondamentali per la risposta del corpo allo stress e svolgono un ruolo cruciale in molte funzioni fisiologiche.
Adrenalina:
è prodotta nelle cellule del midollo delle ghiandole surrenali, nota come midollo surrenale.
L’adrenalina è coinvolta nella risposta del corpo al pericolo o allo stress. Quando una persona si trova in una situazione di emergenza o stressante, il sistema nervoso attiva il rilascio di adrenalina, che aumenta la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e mobilizza l’energia per affrontare la situazione.
Tra gli effetti immediati del suo rilascio, ci sono l’aumento della vigilanza, la dilatazione delle vie respiratorie e la mobilizzazione di risorse energetiche.
Cortisolo:
è prodotto nella parte esterna delle ghiandole surrenali, chiamata corticosurrene.
Il cortisolo svolge molteplici funzioni, inclusa la regolazione del metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei grassi. È coinvolto anche nella risposta immunitaria, nell’equilibrio del sodio e dell’acqua, e nella gestione dello stress.
Durante situazioni di stress, il cortisolo mobilizza l’energia aumentando la glicemia e contribuisce alla risposta infiammatoria.
Sia adrenalina che cortisolo giocano un ruolo cruciale nel mantenere l’omeostasi (equilibrio interno) del corpo durante situazioni di emergenza o stress.
Il problema diventa la produzione eccessiva e cronica di questi ormoni, spesso causata da uno stress prolungato, che ci porta in un continuo stato di emergenza cronica.
LE SCARICHE DI ADRENALINA TI FANNO ACCUMULARE ZUCCHERO
Il rilascio di adrenalina e l’accumulo di glucosio (glicemia) sono legati al sistema di risposta allo stress del corpo, noto come risposta “alla lotta o alla fuga”. Durante situazioni stressanti, il corpo può rilasciare adrenalina per prepararsi a reagire rapidamente a una minaccia percettiva. Questo processo può influenzare i livelli di glucosio nel sangue in questo modo:
1 – Si mobilizzano le risorse. Quando il corpo percepisce una situazione stressante, il sistema nervoso simpatico viene attivato. Questo sistema prepara il corpo ad affrontare una minaccia. L’adrenalina viene rilasciata nella circolazione sanguigna, e questo innesca una serie di risposte fisiche, tra cui aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna per aumentare la circolazione e l’ossigeno ai muscoli.
Come anche l’aumento del flusso sanguigno ai muscoli scheletrici per migliorare la prontezza fisica e rilascio di glucosio dal fegato nell’obiettivo di fornire energia immediata ai muscoli.
2 – Aumentano i livelli di glucosio: Il fegato contiene glicogeno, che è una forma di stoccaggio del glucosio. Durante una situazione stressante, l’adrenalina stimola il fegato a convertire il glicogeno in glucosio e rilasciarlo nel flusso sanguigno. Questo aumento del glucosio nel sangue serve a fornire un rapido apporto di energia per affrontare la minaccia percepita.
3 – Si ripristinano i livelli di glicemia: Dopo che la minaccia è passata, il corpo cerca di ripristinare l’omeostasi dei livelli di glicemia. L’insulina viene rilasciata per facilitare l’assorbimento del glucosio nelle cellule, riducendo così i livelli di zucchero nel sangue. Ecco che si incorre nel calo ipoglicemico, che porta a spossatezza e bisogno di nuovi zuccheri.
IL PERCORSO ALL’INVERSO
Come ho scritto all’inizio la risposta allo stress e l’assunzione di zucchero sono bilaterali, si parassitano a vicenda, l’una alimenta l’altro.
Questo avviene perché quando mangiamo cibi zuccherati, il nostro corpo converte gli zuccheri in glucosio, che viene rilasciato nel flusso sanguigno. Un picco di glucosio nel sangue può stimolare il sistema nervoso simpatico, che è coinvolto nella “risposta al combattimento o alla fuga”. In questa risposta, il corpo può rilasciare adrenalina, l’ormone che prepara l’organismo ad affrontare situazioni di stress.
L’adrenalina nel corpo fa aumentare la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e il rilascio di glucosio dal fegato per fornire energia rapida. Tutto questo caos porta infine ad un conseguente abbassamento repentino della glicemia, che richiamerà altro zucchero per potersi ripristinare…
e così via, fin quando non si interrompe questo circolo vizioso.
IL CORTISOLO SI ATTIVA CON GLI ZUCCHERI
Quando consumiamo zuccheri ad alto indice glicemico, come abbiamo visto il nostro corpo risponde con un aumento dei livelli di zuccheri nel sangue.
Questo processo attiva il sistema di risposta allo stress, che coinvolge le ghiandole surrenali nella produzione di ormoni come il cortisolo.
Il cortisolo è quell’ormone che svolge un ruolo chiave nella gestione delle risposte alle situazioni stressanti, dopo la minaccia percepita.
L’adrenalina ti prepara e il cortisolo ti accompagna.
La funzione del cortisolo è quella di aumentare i livelli di glucosio nel sangue attivando una risposta, per gestire lo stress. Questo complesso sistema si è evoluto per fornire energia immediata in situazioni di emergenza.
Mobilizzando le risorse per garantire una rapida disponibilità di glucosio, il cortisolo regala un tipo di fonte immediata di energia per affrontare emergenza o pericolo.
Tuttavia, questo meccanismo è pensato per essere attivato solo occasionalmente e non è sostenibile a lungo termine per il corpo, poiché un aumento persistente dei livelli di cortisolo ha effetti negativi sulla salute metabolica, e diventa un problema quando lo stress è costante e infinito, causando infiammazione di basso grado.
In sostanza, il costante rilascio di adrenalina e cortisolo e la mobilizzazione del glucosio dal fegato a causa di stress cronico o ricorrente, modificano i livelli di glicemia nel tempo.
Questo processo può essere particolarmente problematico per le persone con resistenza all’insulina o diabete, in quanto i loro corpi possono avere difficoltà a gestire efficacemente questi aumenti e cali della glicemia.
IL CORTISOLO TRATTIENE I LIQUIDI E IL GRASSO
Arriviamo al motivo per cui molte persone che sono stressate, non riescono proprio a dimagrire.
L’aumento dei livelli di cortisolo in risposta allo stress può contribuire a fenomeni come il gonfiore e la ritenzione idrica, in un legame complesso e articolato.
Quando hai troppo cortisolo nel corpo, questo interferisce con il processo naturale di scomposizione dei grassi. Gli ormoni che di solito aiutano a “liberare” i grassi per usarli come energia diventano meno efficaci a causa dell’eccesso di cortisolo.
Quindi, anche se hai grassi immagazzinati, il corpo trova difficile utilizzarli come fonte di energia a causa di questo blocco causato dal cortisolo in eccesso.
Ciò accade perché il cortisolo è progettato per favorire la conservazione di energia. Quando il cortisolo è elevato, il corpo interpreta la situazione come stressante e cerca di mantenere le risorse energetiche a disposizione al suo interno , incluso il grasso immagazzinato.
Pertanto, in presenza di cortisolo elevato, il corpo trattiene i grassi nelle cellule, invece che liberarli. È parte del meccanismo di sopravvivenza evolutivo del corpo, che vuole avere una riserva energetica sufficiente per affrontare eventuali sfide o situazioni di emergenza.
È come se dicesse “aspetta, qui sta accadendo qualcosa di brutto, fammi trattenere un po’ di risorse in caso io debba affrontare il pericolo”.
Solo quando questa sensazione di allarme costante verrà annullata, il cortisolo avrà sgombrato il campo, e le cellule si sentiranno libere di rilasciare i grassi.
Inoltre, lo stress e l’elevato cortisolo possono portare a un’infiammazione che contribuisce al ristagno di liquidi nei tessuti, manifestandosi come gonfiore e ritenzione idrica.
Questo avviene perché il cortisolo ha effetti sul sistema renina-angiotensina-aldosterone.
L’aldosterone è un ormone che gioca un ruolo chiave nel controllo del bilancio dei fluidi e dell’equilibrio elettrolitico, compreso il sodio.
Quando i livelli di cortisolo sono elevati, possono influenzare l’attività dell’aldosterone, portando a trattenere più sodio, causando la ritenzione di liquidi e facendoci sentire gonfi.
Infine, lo stress continuo livelli elevati di cortisolo provocano infiammazione dei tessuti.
Quando i tessuti sono infiammati, diventano più permeabili, il che significa che i liquidi possono fuoriuscire più facilmente dai vasi sanguigni nei tessuti circostanti. I fluidi si accumulano nei tessuti, provocando sensazioni di gonfiore e aumento del volume corporeo.
GLI ZUCCHERI TRATTENGONO IL SALE E DANNEGGIANO I RENI
Abbiamo questa situazione: gli zuccheri nel sangue aumentano rapidamente.
Il pancreas rilascia immediatamente insulina, in modo da liberare il sangue dagli zuccheri e farli entrare nelle cellule.
Ma nel frattempo, l’eccesso di insulina in circolo fa aumentare la ritenzione di sodio nei reni, perché va a sballare l’asse renina-angiotensina-aldosterone. In questo modo l’acqua rimane nel corpo con tutto il sodio e il carico di scorie.
L’azione dell’’insulina sul riassorbimento di sodio nei reni è una risposta fisiologica che aiuta a mantenere l’omeostasi elettrolitica e il bilancio idrico.
Quando i livelli di insulina aumentano, il corpo interpreta la presenza di zuccheri nel sangue (come quelli derivanti da un pasto ricco di carboidrati), e attiva una serie di processi per gestire questa elevazione del glucosio.
In questo contesto, l’insulina agisce sul sistema renina-angiotensina-aldosterone per promuovere il riassorbimento di sodio.
Il sodio è un importante elettrolita; il riassorbimento di sodio contribuisce a mantenere l’equilibrio elettrolitico, assicurando che il corpo abbia una quantità adeguata di fluidi e sodio per funzionare correttamente.
Tuttavia, quando questo meccanismo è costantemente attivato a causa di livelli elevati e prolungati di insulina, porta a una maggiore ritenzione di sodio e liquidi, con conseguenze negative come l’ipertensione e il possibile danno renale.
ARRIVARE A COMPRENDERE
Bene, in questo lungo articolo hai potuto capire molte cose. La correlazione tra consumo di zuccheri e salute renale, tra ritenzione idrica e zuccheri, tra zuccheri e s stress, tra rilascio di ormoni dello stress e bisogno di zuccheri, tra salute renale e stress.
Questo ti renderà più facile capire perché quando siamo stressati ci sentiamo gonfi, non riusciamo a perdere peso e la nostra pelle, il nostro viso, sono molto più arrossati.
Hai creduto finora che fosse a causa del sale, ma hai capito adesso che se i reni trattengono il sale nel corpo, la colpa è dell’eccesso di zuccheri.
E questo avviene non solo a causa della ritenzione idrica, e non solo a causa del blocco delle cellule che diventano insulino-resistenti e impediscono la lipolisi (scioglimento dei grassi), ma anche a causa di altri fattori che si sviluppano nell’organismo in diversi apparati.
Con lo stress i reni si indeboliscono, ma anche con gli zuccheri. Sotto il profilo energetico, la nostra energia si affievolisce, come spiego in questo articolo:
L'essenza vitale dei nostri reni, un energia preziosa da preservare
Un lungo periodo sotto pressione ci fa produrre ormoni che aumentano il gonfiore e bloccano le cellule.
Cosa possiamo fare quindi per evitare che ciò accada?
Uscendo da un loop catastrofico che ci porta a vivere una vita “malata”, questa può essere la soluzione. Adottando tante piccole strategie quotidiane per ripristinare un equilibrio che crediamo perso per sempre, possiamo riappropriarci della serenità e di una salute costante.
Nel mio libro Chetogenica Bioenergetica, trovi tuto quello che puoi fare, dalla correzione della dieta all’uso di metodiche naturali per stare meglio e lo trovi qui:
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INTANTO, PER AIUTARTI
- Mantenendo uno stile di vita sano normalizzi la produzione di cortisolo e aiuti il benessere generale. Adotta abitudini salutari, sia a livello alimentare che nello stile di vita:
- Adotta una dieta equilibrata, low carb, con verdura, proteine e grassi sani. Riduci il consumo di zuccheri e carboidrati raffinati.
- Pratica tecniche di gestione dello stress come la meditazione, lo yoga o la respirazione profonda.
- Dedica del tempo al relax e alle attività che ti piacciono.
- Fai esercizio fisico regolarmente, scegliendo attività che ti piacciono. Anche una breve passeggiata quotidiana può avere benefici significativi.
- Assicurati di ottenere abbastanza sonno di buona qualità. Mantieni una routine del sonno regolare e crea un ambiente favorevole al riposo.
- Alcune erbe possono avere proprietà calmanti e adattogene, aiutando a gestire lo stress. Come la radice di Ashwagandha, la Rhodiola e la griffonia. Anche il magnesio può essere utile, poiché è coinvolto nella regolazione dello stress e del sonno.
- Riduci il consumo di caffeina e stimolanti, specialmente nel pomeriggio e sera, per favorire un sonno migliore. Evita alcol e tabacco.
- Coltiva relazioni positive con amici e familiari. La connessione sociale può essere un potente riduttore dello stress.
- Riduci il tempo trascorso davanti a schermi elettronici prima di andare a dormire, poiché la luce blu può influenzare il sonno.
- Bevi abbastanza acqua per mantenere l’idratazione, soprattutto acqua calda.
- Se lo stress persiste o diventa opprimente, considera la consulenza professionale, come quella di un consulente del benessere.
STUDI CORRELATI:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23439375/
https://www.bmj.com/content/346/bmj.e7492/
https://journalofmetabolichealth.org/index.php/jmh/article/view/3/4
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3942672/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27345309/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16353426/
https://journals.physiology.org/doi/full/10.1152/ajpregu.00390.2012
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3095959/
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